Il petrolio torna oltre i 70 dollari al barile, continuando a risentire delle tensioni geopolitiche e scontando il possibile flop della strategia europea per tagliare il prezzi del barile a Mosca. Insuccesso dovuto anche alle divisioni nn seno al G7 ed al rifiuto di Trump di sposare la strategia europea contro la Russia.
Il petrolio, scorsa settimana ristagnava a 60 dollari al barile, dopo l'annuncio delle nuove sanzioni UE che implicano l'abbassamento del tetto del petrolio a 45 dollari dai 60 attuali. Poi, le tensioni fra Israele ed Iran e l'escalation della crisi hanno fatto impennare le quotazioni venerdì scorso, insieme al rifiuto di Trump di sposare la linea UE contro la Russia, spingendo il prezzo oltre i 70 dollari. Il Brent quota oggi 73,49 dollari al barile, in rialzo dello 0,33% ed il WTI avanza a 70,50 USD, in progresso dello 0,40%.
L'UE teme una mancata adesione al tetto dei 45 dollari
L'Unione Europea, che scorsa settimana ha annunciato le nuove sanzioni con la Russia e la decisione di abbassare il tetto alle quotazioni del greggio a 45 dollari, vede ora il rischio di una mancata adesione alla sua strategia isolazionista, anche per effetto dell'opposizione degli Stati Uniti al vertice del G7.
Secondo Bloomberg, alcuni Stati UE temono che la proposta possa non ottenere il sostegno unanime da parte di tutti i governi europei senza l'appoggio degli Stati Uniti. Alcuni Paesi hanno anche sollecitato un coordinamento in ambito G7, indicando la riluttanza a muoversi senza gli Stati Uniti.
L'impegno dell'UE, sostenuto dal Regno Unito, mira a ridurre le entrate della Russia derivanti dalle vendite di petrolio, che il Cremlino sta utilizzando per finanziare la sua guerra contro l'Ucraina.
Le tensioni geopolitiche e le nuove previsioni di Goldman Sachs
A sostenere le quotazioni del greggio concorrono le tensioni fra Israele ed Iran, che hanno costretto anche gli analisti di Goldman Sachs a rivedere le stime per l'anno in corso. Secondo le nuove proiezioni, il Brent potrebbe superare i 90 dollari al barile se le esportazioni di petrolio iraniano subissero interruzioni a causa dell'escalation del conflitto in Medio Oriente, ma potrebbe addirittura superare i 100 dollari in scenari più estremi.
"Continuiamo a non presupporre interruzioni dell'approvvigionamento petrolifero in Medio Oriente", ha precisato Goldman, aggiungendo però di aver calcolato un premio per il rischio geopolitico.
Le previsioni di Goldman prevedono uno scenario "base", che considera una interruzione dell'export iraniano di 1,75 milioni di barili in sei mesi, compensato per la metà dalla maggior produzione dell'Opec+, che porterebbe le quotazioni a 90 dollari prima di scendere nuovamente sui 60 con la normalizzazione dell'offerta nel 2026. Ovviamente c'è anche uno "scenario estremo", in cui la produzione regionale o le rotte attraverso lo Stretto di Hormuz vengano significativamente impattati, nel qual caso le quotazioni potrebbero anche superare i 100 dollari nel breve.
Nonostante i rischi, Goldman ha mantenuto la sua previsione di fine anno sul Brent a 59 dollari, citando la prevista crescita dell'offerta al di fuori degli Stati Uniti.