Lo
scontro in atto sulla proprietà e disponibilità delle
riserve auree dell'Italia è il tema dell'ultima
Ecopillola dell'economista Andrea Ferretti, che mette i luce i danni collaterali causati da questo scontro, dopo tutti gli sforzi fatti per migliorare lo standing internazionale del paese, che ha un debito pubblico enorme di 3.000 miliardi di euro.
1 - Le riserve d'oro della Banca d'ItaliaAttualmente le riserve in oro italiane ammontano a circa
2.450 tonnellate, per un controvalore di circa
250 miliardi di euro. Si tratta di un dato significativo, in quanto l'Italia è il
terzo paese al mondo possessore di riserve auree, preceduta solamente dagli
Stati Uniti, che hanno 8.100 tonnellate di oro, e dalla
Germania, che ne ha 3.350 tonnellate. Più in generale, attualmente il 20% delle riserve delle banche centrali è costituito appunto da oro ed il 46% da dollari.
2 - Il casus belli Nel bel mezzo dell'approvazione dell'attuale Legge di Bilancio, tutto ad un tratto è comparso un
emendamento di Fratelli d'Italia che ci ha ricordato che le riserve aure, gestite e detenute dalla Banca d'Italia, appartengono allo Stato nel nome del Popolo italiano. Qui il
problemino è che l'emendamento convive male con il fatto che, da una parte le riserve rientrano nel
patrimonio della Banca d'Italia, e dall'altra con il fatto che
i Trattati europei prevedono che la Banca d'Italia abbia il
controllo pieno ed effettivo su queste riserve e le gestisca in assoluta indipendenza, al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati dal sistema europeo delle banche centrali.
3 - Perché?A questo punto, la Banca d'Italia, la BCE, un ottimo numero di cancellerie e qualche milione di possessori di BTP italiani e stranieri
si sono banalmente chiesti:
ma perché? a che fine? Qui bisogna fare una scelta: o si è voluto semplicemente
ribadire la proprietà morale degli italiani sulle riserve auree, ben consci però che questa riaffermazione non fosse in grado minimamente di incidere sul possesso e la gestione delle 2.450 tonnellate di oro, e allora l'emendamento appare sinceramente piuttosto inutile. Oppure si è voluto
gettare le basi per mettere in discussione in un futuro il ruolo della Banca d'Italia e della BCE nella gestione delle riserve auree, riaffermando così il primato della politica. E allora, in questo caso, l'emendamento appare addirittura
dannoso, specialmente per come è stato percepito sul fronte internazionale. Infatti, la dicitura incriminata sembra marciare in direzione diametralmente opposta rispetto a tutti gli sforzi fatti da questo governo per
ricostituire quella
fiducia nell'Italia indispensabile in un Paese che ha oltre 3.000 miliardi di debito pubblico. E dispiace che proprio oggi che spread, rating, investitori esteri e dati di bilancio testimoniano con chiarezza gli ottimi risultati raggiunti, si inciampi in queste situazioni che finiscono solo per alimentare sul fronte esterno incertezza, diffidenza ed ingiustificati allarmismi.
Ciò detto, una
soluzione si troverà senz'altro e passerà per un
generico riferimento al popolo italiano, pur ribadendo pienamente il ruolo attribuito dai Trattati alla Banca d'Italia e dal sistema europeo delle banche centrali. Personalmente, più che essere preoccupato dalla proprietà morale delle nostre riserve auree, mi preoccuperei piuttosto del fatto che
il 40% del nostro oro, circa 1.000 tonnellate, sia custodito negli Stati Uniti, nei forzieri dell'instabile Trump. Ma di questo parleremo a gennaio.