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Teleborsa

Energia, in GU europea parere CESE su decarbonizzazione: "Graduale abbandono dell’uso del carbone per scopi energetici non provochi stagnazione economica nelle regioni interessate"

articolo pubblicato il 19 agosto 2016 - 15.34
"L’avvenire delle regioni che attualmente dipendono dall’uso del carbone e le future condizioni di vita in tali aree devono essere inclusi in una programmazione futura che copra due generazioni, ossia un periodo di 25-50 anni. Non si può permettere che il graduale abbandono dell’uso del carbone per scopi energetici provochi la stagnazione in tali regioni. Alla luce del loro potenziale economico e sociale, esse devono essere coinvolte nell’attuazione della politica energetica e climatica dell’UE. Lo sviluppo sostenibile di queste regioni dev’essere realizzato mediante la garanzia di dialoghi politici, civili e sociali che devono assicurare l’elaborazione di piani per la transizione a livello nazionale, settoriale e di impresa". Pubblicato in Gazzetta Ufficiale europea il 'Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Le risorse interne di carbone nella transizione energetica dell’UE»' da parte del Comitato economico e sociale europeo. "Nel corso della transizione energetica verso un’economia a basse emissioni, il sistema energetico dell’UE si troverà ad affrontare un periodo di profondi cambiamenti tecnologici, economici e sociali che avrà ripercussioni su molti dei settori energetici, tra cui l’industria del carbone e, di conseguenza, le regioni in cui viene estratto il carbone nell’UE. In alcuni Stati membri le risorse interne di carbone e lignite rivestono tuttora una funzione importante per l’elettricità e il riscaldamento. Esse contribuiscono infatti a un approvvigionamento energetico sicuro e conveniente e alla competitività economica, e svolgono un ruolo stabilizzatore nel sistema energetico, a livello sia tecnico sia economico. Tuttavia, le regioni in cui viene attualmente estratto il carbone devono prepararsi alla graduale eliminazione della produzione per allinearsi con le decisioni adottate nel quadro della politica energetica e climatica dell’UE sull’utilizzo dei combustibili fossili oppure per motivi economici. Al fine di preservare la sicurezza energetica, un’industria competitiva, la protezione ambientale, il rispetto degli obblighi in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e la coesione sociale nelle regioni in cui viene estratto il carbone, il CESE raccomanda di adottare un «Piano di sostegno alla transizione per le comunità e le regioni che dipendono dalla produzione di carbone» (il cosiddetto «Piano») inteso ad affrontare i problemi di ristrutturazione dell’industria carboniera nel corso della transizione energetica, in modo che le regioni in cui viene estratto il carbone possano adeguarsi ai cambiamenti. Il Piano potrebbe essere elaborato da un gruppo consultivo in cooperazione con la Commissione europea e il Parlamento europeo. I membri del gruppo consultivo dovrebbero essere rappresentanti delle regioni minerarie, dei sindacati, delle ONG, del settore R&S e dell’industria del carbone. Il Piano dovrebbe fondarsi su tre pilastri: i) dialoghi politici, civili e sociali; ii) investimenti economici, sociali e ambientali; iii) investimenti in istruzione, formazione, ricerca e sviluppo, innovazione e cultura. Il Piano dovrebbe incoraggiare le regioni a cambiare, stimolare lo sviluppo innovativo, mantenere l’attrattiva degli investimenti e creare opportunità di lavoro e di una vita dignitosa. In questo processo di transizione è necessario avvalersi pienamente delle competenze e del potenziale delle regioni minerarie Gli enti regionali, i governi degli Stati membri e le istituzioni dell’UE devono impegnarsi a favore della transizione energetica e della conseguente ristrutturazione delle regioni carbonifere. Il Comitato economico e sociale europeo e il Comitato delle regioni dispongono dell’esperienza necessaria per essere coinvolti in questo processo, a livello sia europeo che nazionale. Inoltre, essi sono in grado di fornire un quadro efficace per il dialogo politico, sociale e civile necessario alla consultazione dei cittadini delle regioni interessate. Per quanto concerne la transizione energetica, una delle principali preoccupazioni delle regioni carbonifere dell’UE riguarda l’esistenza di un quadro istituzionale e politico adeguato che possa stimolare gli investimenti pubblici e privati che saranno necessari nei prossimi anni. "Nell’ultimo decennio - sottolinea il Cese - si sono registrati degli importanti cambiamenti nel sistema energetico dell’UE. L’Unione, infatti, è sulla buona strada per passare a un’economia a basse emissioni di carbonio e conseguire i suoi obiettivi in materia di emissioni di gas a effetto serra, efficienza energetica e fonti di energia rinnovabili, in risposta ai propri obiettivi «20-20-20». Nel 2014 l’UE ha approvato il quadro per le politiche dell’energia e del clima all’orizzonte 2030, che prevedeva una riduzione del 40 % delle emissioni di gas a effetto serra, una quota del 27 % di energia da fonti rinnovabili nel consumo energetico e una quota del 27 % di risparmio energetico. Questi obiettivi di medio periodo hanno lo scopo di aiutare l’UE a raggiungere l’obiettivo a lungo termine di riduzione dei gas a effetto serra che prevede un taglio dell’80-95 % di tali emissioni entro il 2050. H2OIL

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